Sergio Tosini – 10 febbraio
Mi ricordo quella sera, con Luca ed altri compagni avevamo cenato a casa mia. Poi Luca era andato via.
Ci raggiunse una telefonata che Luca era stato ferito.
Una immediata corsa all’ospedale ed una notte di angoscia. Poi un medico venne a dirci che la situazione era disperata e poco dopo Luca morì.
Ricordo come fosse oggi che ci fecero entrare dove Luca, ormai morto, era steso in una barella.
Lo salutai con un carezza e poi tornai a casa piangendo.
Rosy Max – 11 febbraio
L’ho conosciuto: era un ragazzo, quasi mio coetaneo, molto simpatico che collaborava ad una trasmissione punk rock con mio fratello, nella stessa radio dove anch’io lavoravo, Radio 6.
Ero rimasta sconvolta e le sue ultime parole, che avrebbero raccolto le persone vicino a lui in quel momento, furono: “Perché proprio io?!”
Adelina Bonelli Spettante – 20 febbraio
Classe 1910, la foto parla da sola
NC – 17 febbraio
Febbraio 1986. Milano. Luca 20 anni.
Casa. Cinema. Filobus, corri Luca.
Parco. Piazzale Lugano. Una rissa.
La 500. Colpi di pistola.
Un palo verde. Ferro assassino.
Fatalità? La traiettoria impossibile.
Lacrime e sangue. Ambulanza. Pronto soccorso. Tutto inutile. Ciao Luca. Angoscia. Impotenza.
Alba. Il telefono: Luca è morto.
Il dolore. Adele e Carlo, la vita eterna.
Gli amici. Incredulità e rabbia.
Il corteo. La controinchiesta. La verità.
Gianfausto Salvadori – 20 febbraio
Ricordo Luca, la sua curiosità e il suo amore per la vita.
Un giorno, fra i libri di Isabella, anche lei come me insegnante di Luca, ho trovato un biglietto: Grazie prof, il libro mi è servito. A presto.
Invece no, non ci vedremo più.
Ciao Luca, il tratto di strada con te è stato bello.
Un tuo prof
P.S: In qualche modo Luca mi riporta ad un tempo molto intenso della vita. Con tante cose dentro e fra queste un volto che sorride, due occhi curiosi, una mente aperta (rarità fra gli uomini e ancor più, ma si capisce, fra i giovani) e un cuore grande. Un ricordo che è insieme nostalgia di un mondo.
Paolo Bartezzaghi – 21 febbraio – Gazzetta dello Sport
Piazzale Lugano. Quel muro colorato ricorda Luca
Piazzale Lugano, inizio di viale Bodio. Domenica sera. Luca corre con un amico per prendere la filovia che passa vicino a casa, sulla circonvallazione esterna. Un poliziotto in borghese estrae la pistola per fermare un’auto dopo una lite. Spara ad altezza uomo. Di rimbalzo il colpo ferisce Luca che muore nella notte. Era il 23 febbraio del 1986, trent’anni fa. Luca Rossi aveva 20 anni. Da allora, in quell’angolo c’è sempre un mazzolino di fiori. Piazzale Lugano ha una struttura insolita: non è la piazza classica in cui si gira intorno a un centro, ma è attraversata dalla strada che arriva dal cavalcavia Bacula, più noto come ponte della Ghisolfa, per confluire dopo una curva nella via intitolata a Luigi Bodio, economista (1840-1920). Bodio fu senatore nel 1900 e poi presidente dell’istituto internazionale di statistica. Nel viale c’è una scuola elementare intitolata a Giacomo Leopardi, più nota come «la Bodio». Di fronte un edificio industriale, un tempo sede della Face Standard (più nota come Face e non Feis come si direbbe oggi). Adriano Bacula, invece, era un aviatore che morì nel 1933 in combattimento. Il cavalcavia però resta ponte della Ghisolfa dalle cascine Ghisolfa e Ghisolfetta che c’erano lì sotto. Dalla finestra della casa di Luca si vedeva il ponte, la filovia, la curva di viale Bodio. E piazzale Lugano dove martedì 23 febbraio ci sarà un presidio con giocolieri e artisti di strada. Per tutta la settimana, come ogni anno, l’associazione Luca Rossi organizza spettacoli e incontri. Come c’è scritto sul sito www.luca-rossi.org: chi non ha memoria non ha futuro.
Valentina Sachero – 23 febbraio
Trent’anni fa, la sera del 23 febbraio 1986 Luca Rossi e un amico, militanti e studenti non ancora ventenni, stanno correndo per prendere la filovia 91 in Piazzale Lugano. Poco distante scoppia una rissa. Un agente di polizia fuori servizio interviene e incapace di affrontare la situazione con la ragione e l’autorità richieste, estrae la sua pistola d’ordinanza e, facendo arbitrariamente uso delle armi, spara ad altezza d’uomo. Uno dei proiettili ferisce a morte Luca. Ci vorranno anni perché sia fatta chiarezza e giustizia.
Io c’ero ai funerali di Luca Rossi. Nevicava, come nevicava. E quanta gente. Un funerale come sono certi funerali, che scoppiano di emozione, di rabbia, di vita. Me li ricordo la mamma e il papà di Luca e tutta la famiglia e i tantissimi amici, compagni, cittadini. Le loro parole, la loro compostezza e coraggio.
Mi ricordo che dopo sono tornata a casa e mi sono chiusa in camera, sdraiata sul letto a fissare il poster dei Duran Duran, finché non si è fatto buio. E con tutta l’ingenuità e la convinzione dei miei 15 anni, mi son detta “Luca, voglio essere come te”.
Oggi sono diventata quella che sono, nel bene e nel male. Ho più del doppio degli anni di Luca quando fu ucciso quella sera e chissà. Resta però che Adele e Carlo Rossi, Daniela e Roberto, sono tra quelle persone che hanno saputo trasformare una immane tragedia personale in una costante, tenace e bellissima azione di trasformazione collettiva. Supportati dagli amici di Luca e dagli altri cittadini del quartiere, gli amici, i compagni di viaggio hanno dato vita ad una associazione che da trent’anni lavora nelle scuole del quartiere come neo progetti di cooperazione internazionale, da sempre aprendosi con straordinaria innovazione e lungimiranza ai temi della nonviolenza, della trasformazione dei conflitti, della giustizia sociale, della sostenibilità e della partecipazione democratica.
Io non sono come Luca, ma sicuramente da trent’anni incrocio la mia vita con quella della sua famiglia e delle iniziative, piccole e grandi, in cui crede. E questo mi ha sicuramente insegnato tante cose, fa di me almeno in parte, cio’ che sono. E questo mi inorgoglisce.
#trentaperluca
http://www.luca-rossi.org/tutte-le-iniziative-del-trentenn…/