Cosa è stato Luca
Raccontare chi era Luca è difficile, perché la sua carica vitale non aveva confini e lo portava a vivere con forza, entusiasmo, capacità critica e voglia di capire, moltissime esperienze: la militanza in Democrazia Proletaria (confluita poi in Rifondazione Comunista), l’obiezione di coscienza e il volontariato, la lotta per ottenere spazi culturali per i giovani, la musica punk, l’amore per il Nicaragua e per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord, l’impegno nel Collettivo Studentesco della sua scuola, i giorni dell’ autogestione, i viaggi, lo studio…
Lo animava una profonda umanità, un’attenzione continua a ciò che gli accadeva intorno, con incredibile altruismo, forse innaturale per una generazione come la sua cresciuta negli anni di piombo e nell’egoismo sfrenato degli inizi degli anni Ottanta. Era sicuramente un tipo fuori dagli schemi rigidi della politica intesa sia come partito che come azione nel sociale.
Con assoluta continuità tra le due cose si “sparava” diecimila iniziative politiche, trovando poi del tutto naturale prestare parte del suo tempo ai ragazzi portatori di handicap.
Che cosa è stato Luca? Un colore vivo e acceso.
E’ difficile immaginarlo adulto, ma è facile rivederlo nei volti delle migliaia di giovani che hanno riempito le piazze in questi anni gridando contro le guerra con la speranza di un mondo più giusto e solidale.
La canzone di Giubbonsky dedicata a Luca
Il fatto
E’ la sera del 23 Febbraio 1986. Luca ed un amico, giovani militanti e studenti universitari non ancora ventenni, stanno correndo per prendere la filovia in Piazzale Lugano, quartiere Bovisa di Milano. In un altro punto della stessa piazza, alcune persone discutono prima con calma e poi sempre più animatamente e scoppia una rissa. Una delle persone coinvolte è un agente fuori servizio in forza alla Digos. La rissa è un susseguirsi di pestaggi e discussioni e dopo oltre quindici minuti finisce senza che l’agente chiami rinforzi. Due delle persone coinvolte fuggono in auto ed il poliziotto incapace di affrontare la situazione con la ragione e l’autorità richieste, estrae la sua pistola d’ordinanza ed in posizione di tiro, facendo arbitrariamente e illegittimamente uso delle armi, spara ad altezza d’uomo per colpire i fuggitivi. Uno dei proiettili ferisce a morte Luca che si trovava a passare per caso in quel luogo e in quel momento. Ma non è un “caso” che consente al poliziotto di sparare. E’ una legge, la cosiddetta “Legge Reale” che conta al suo attivo negli anni decine e decine di vittime “per sbaglio”. La successiva sentenza definitiva, che chiude il processo voluto dai familiari per ricerca di verità e giustizia e non certo per vendetta, riconosce l’agente colpevole di omicidio colposo aggravato.
Le tappe processuali
1989 – Processo di 1° grado
L’agente viene rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario ma il processo si chiude il 7 Aprile con una sentenza di condanna a 8 mesi per omicidio colposo accidentale.
Manifestazioni di piazza e generale indignazione per la sentenza. Viene promossa una raccolta di firme perchè la Procura Generale impugni la sentenza.
Maggio 1989
La Procura Generale ricorre contro la sentenza.
1990 – Processo d’Appello
Il 27 febbraio il poliziotto viene condannato a 2 anni per omicidio colposo aggravato. Nel 1991 la Cassazione ratifica la condanna.