Chi siamo

Continuiamo a molti anni dalla morte di Luca a raccogliere frammenti di storie, di emozioni, di sentimenti che nel tempo si sono sedimentate nella memoria di chi l’ha conosciuto e di chi ha incrociato la sua storia. Ogni anno, per ricordare Luca, il Comitato ha proposto sguardi diversi su molteplici argomenti, cercando di ascoltare e di riaprire un diabattito in una città talvolta sorda.

Amici e compagni di Luca - LogoNel 1986 fu pubblicato un primo testo per ricordare Luca. L’idea nasceva dal bisogno di comunicare e di far riflettere su di un’esperienza che aveva coinvolto tragicamente non solo gli amici ed i familiari,ma molte delle persone di quella Milano, “città del futuro”.
Le lettere, i telegrammi, le poesie, gli interventi che si susseguirono nei giorni immediatamente successivi alla sua morte, ci convinsero della profonda carica umana e politica di quel patrimonio e della necessità di trasformarlo in un messaggio di vita anche per chi da questa morte non era stato direttamente coinvolto. Può apparire strano il termine “vita” usato in riferimento ad un fatto così tragico, ma è stato proprio il desiderio di non farsi uccidere dalla morte che segna gran parte delle testimonianze raccolte.
La rabbia, l’angoscia, il dolore, la profonda malinconia che le pervase ci diedero la spinta a voler continuare e non cedere alla disperazione di fronte ad una morte violenta per la quale non si potevano trovare risposte se non in quel disprezzo della vita umana che spinge a sparare senza chiedersi il perché, senza riflettere sulle conseguenze del proprio gesto. Il desiderio di non vivere la scomparsa di Luca come una fine che lascia il vuoto, apparve come chiaro messaggio proprio il giorno dei funerali, quando fiori, musica, lacrime, parole… si mescolarono per testimoniare il bisogno di non essere sconfitti dalla morte. La poesia “Alla vita” del poeta turco Hikmet (letta da Silvano Piccardi e riproposta nella home page del sito), è un esempio di questo tentativo di legare dolore, disperazione, speranza in un’unica risposta al perché di una morte così assurda a vent’anni.
Capire il motivo per cui questo diverso modo di porsi di fronte alla scomparsa di un amico fosse comune a molte delle testimonianze raccolte allora, non è facile. Nasceva forse dal bisogno di non far morire con Luca anche la sua esperienza, la sua gioia di vivere, e nasceva quindi dalla necessità di testimoniare a Luca stesso e a tutti gli altri, la propria scelta di continuare a lottare per dare un senso nuovo all’esistenza. Questo vivere la morte e confermare la vita nello stesso tempo, ci sembrò e ci sembra ancora carico di significati, ed anche se non può essere considerato come la risposta ai tanti interrogativi umani e politici che ancora sono aperti, pensiamo resti uno spunto di riflessione importante anche per chi non ha conosciuto ed amato Luca, ma di fronte alla sua morte si è comunque sentito provocato e non ha potuto accettarla come frutto del caso.
Molte possono essere le chiavi di lettura del materiale raccolto, ma una in particolare ci sentiamo di sottolinearla perché strettamente legata al modo di essere di Luca: l’atteggiamento nel concepire la politica e l’impegno. Dalle testimonianze lette dagli amici emerge una sua immagine che esce dagli schemi tradizionali del militante, come spesso – a torto o a ragione – lo si immagina e diventa qualcosa di multiforme, un intrecciarsi di aspetti diversi. E, allora, vicino al partito, alla sezione di DP, c’è l’impegno per i disabili, l’interesse per la realtà dei centri sociali, la scelta dell’obiezione di coscienza, la musica, l’Irlanda…
Ciò che colpisce è proprio questa capacità, sicuramente non solo sua, di parlare, di cercare di capire, di interagire con mondi ed esperienze alla apparenza così diversi. Ed ancora tutto questo lo si può toccare con mano il giorno dei funerali dove si mischiarono volti, voci, musiche, gesti all’apparenza così lontani fra loro, ma che Luca era riuscito a legare, rompendo schemi allora spesso rigidi.

Il libro del 1986 fu un prodotto collettivo, la raccolta di un lavoro che più mani contribuirono a stendere.Mani diverse tra loro non solo per età, ma anche per differenti percorsi politici, culturali e personali che, consapevolmente o meno, diedero il loro contributo all’esigenza di testimoniare un’esperienza e le indicazioni, le riflessioni, gli stimoli che da questa stessa derivano.
A distanza di molti anni, quel legame che ci univa non si è interrotto: la fine di una vita è stato per ciascuno di noi anche un punto di partenza di un percorso personale e politico, una presa di coscienza, collettivamente vissuta ed espressa, della necessità di continuare sulla strada tracciata, di testimoniare i valori di Luca che sono rimasti sempre anche i nostri.

Sono passati tanti anni e chiunque ha vissuto quella storia la sente sempre e fortemente sua.
Sono passati tanti anni e, nonostante i tranelli della memoria che dipinge di colori dell’arcobaleno le cose belle e sfuma nel grigio ciò che meno ci è gradito, il ricordo di questa vicenda e di ciò che ha causato la morte di Luca è rimasto vivido e in piena luce.
Sono passati tanti anni e la storia di ognuno è proseguita, fatta di incontri, scelte, progetti sicuramente diversi ma sostenuti dalla speranza di un mondo migliore.
Questa è una certezza, è un collante che al di là degli approcci differenti ha creato una base di comunicazione, di confronto, di un pensiero rivolto a un futuro fatto di voglia e gioia di vivere, di stare insieme in pace e di sognare.

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