La crescita economica … per un pianeta infinito?
Spread, default, avanzo primario, spending review, downgrading … sono termini che da mesi ci bombardano dalle pagine dei quotidiani; dalle Tv esperti di vario genere ci presentano analisi e soluzioni e spesso il tutto risulta poco chiaro alla maggioranza di noi. Quali sono i passaggi, le vicende, i soggetti che hanno originato l’attuale situazione economica? La riflessione che vogliamo proporre in questa serata parte proprio da questa primaria esigenza di chiarezza che attraverso l’analisi puntuale del Professor Di Stefano troverà una esaustiva concretizzazione.
Ma la necessità di padroneggiare con più competenza la genesi della crisi ed il suo sviluppo porta ad affrontare il tema centrale dell’incontro: si può parlare di una crisi finanziaria o quello che sta mostrando i suoi limiti è tutto il sistema economico nel quale siamo immersi? Un sistema proiettato solo verso il profitto, al cui interno la finanza si è sviluppata come un mostro, quali prospettive di vita ha?
In altri termini: il concetto di crescita e sviluppo (imposti a livello globale) hanno ancora senso? Il loro legame è veramente indissolubile?
Da due secoli abbiamo sviluppato una civiltà materiale ed una potenza produttiva mai viste. Ma questa civiltà si scontra oggi con i limiti del pianeta stesso. E’ evidente che siamo di fronte ad una società e ad un modello economico ormai al collasso dove i costi per farlo funzionare superano i benefici. Un modello che significa una guerra economica con pochi vincitori e tanti vinti; un saccheggio costante della natura; un’occidentalizzazione del mondo ed una distruzione di tutte le culture esistenti.
E se la vera risposta alla crisi della crescita fosse quella di fare a meno della crescita? Il quadro che ci sta di fronte esige trasformazioni radicali. L’emergenza non può che spingere alla ricerca di un modello diverso da quello basato sulla accumulazione, il lavoro, la produzione, il consumo. C’è bisogno di un nuovo rapporto col tempo, un diverso concetto di “beni” che non siano da intendere solo come merci, ma anche come valori relazionali; un’attenzione reale alla cura delle persone, alla preservazione della natura rispettando i limiti del pianeta. E’ necessaria la ricerca di scelte, gesti, stili di vita che liberino dal senso di impotenza e diano la consapevolezza che un sistema economico diverso dell’attuale sia possibile. Siamo quindi alla resa dei conti . L’inversione di marcia può già iniziare?
Ai professori Marco Aime e Andrea Di Stefano ed al giornalista Paolo Cacciari, interpellati da Massimo Rebotti, chiediamo un confronto e la ricerca di possibili risposte.
La serata viene aperta da una performance di Renato Sarti tratta dal suo spettacolo “Chicago Boys” dove l’autore mette in scena le degenerazioni dell’economia liberistica. I Chicago Boys sono un gruppo di economisti formatisi alla Chicago School of Economics, la culla di alcune delle teorie più pericolose della finanza, derivati inclusi. Qui si sono formati studiosi che hanno contribuito a costruire i pilastri del liberismo e della deregolamentazione su cui ha poggiato il ciclo economico a partire dagli anni 80.
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