” Era tante cose, era un vulcano … amava la vita in modo incredibile ” sono parole di Daniela, la sorella di Luca Rossi.
Anche per me, che non ho conosciuto questo ragazzo ucciso “per sbaglio” a vent’anni, raccogliere documenti e testimonianze su di lui ha voluto dire incontrare persone e leggere parole significative di interessi e ambiti d’azione diversi ma tutti ugualmente carichi di una vitalità che tenta di coniugare utopia e concretezza.
E oggi parlare di Luca Rossi è davvero un po’ come parlare della vita, anche per riscoprirne e riaffermarne le ragioni proprio quando esse sembrano negate in nome di non si sa quale pubblica tranquillità. Da qui la caratteristica di questo lavoro dove musica, canto, scenografia, recitazione, ripresa televisiva e danza chiamano a raccolta tradizione teatrale e immediatezza documentaristica per proporre alcune tappe di un itinerario solo, però, appena cominciato: “ il più bello dei mari è quello che non navigammo … il più bello dei nostri giorni non l’abbiamo ancora vissuto“.
D’altra parte la vicenda di Luca Rossi è emblematica di una realtà soprattutto urbana dove è possibile che autorità e gente comune si trovino d’accordo nel giustificare con il ricorso al destino una lunga serie di omicidi e di ferimenti che sono invece provocati dalle “pistole facili” delle forze dell’ordine sostenute dalla legge Reale e dalle cosiddette leggi dell’emergenza. E così nel testo, accanto alla ricostruzione documentaria delle vicende di quei giorni, un “processo alle intenzioni“ smonta l‘ipotesi della “dannata fatalità” e, analizzando meccanismi psicologici e atti legislativi, mette a nudo le responsabilità individuali e collettive di questi “omicidi per caso”.
Goethe ( i primi due prologhi del Faust ), Shakespeare ( il discorso di Marco Antonio ), Brecht e Dario Fo sono gli autori ai quali, consapevolmente o inconsciamente, mi sono ispirato.
Documenti, notizie e primi contributi critici al testo mi sono venuti dal Centro di iniziativa nel quale continuano a vivere oggi le idealità e le tensioni di Luca Rossi.
Giancarlo Monticelli