La Terra dei Fuochi è sotto casa
Ecomafie, Illegalità, Rifiuti. Conoscere per Cambiare.
Il tema che vogliamo affrontare quest’anno parte dalla riflessione su alcuni fatti di cronaca. Negli ultimi tre anni sono stati 690 i roghi di rifiuti avvenuti in Italia, non esclusa la Regione Lombardia e la città di Milano. Roghi che divampano improvvisi nella notte in capannoni dismessi. Nei giorni successivi al rogo di Via Chiasserini nell’aria si è diffusa una quantità di diossina sino a 100 volte il limite europeo, con un picco 22 volte il valore guida fissato dall’Oms. Cosa sta accadendo? Chi sta dietro a tutto questo?
Un flusso di rifiuti, spesso anche tossici, attraversa il nostro paese da Nord a Sud e viceversa. Stoccati in discariche abusive, in capannoni dati alle fiamme, occultati sotto l’asfalto, sotto campi coltivati sono un vero e proprio business, una miniera d’oro per la criminalità organizzata che ha trovato il modo di inserirsi con un ruolo fondamentale grazie anche ad evidenti falle nel sistema e a controlli non sempre tempestivi. Un metodo criminale che trae forza in una “zona grigia”, in una rete di connivenze, di false fatturazioni, finto riciclo, trattamenti mai avvenuti.
Lo smaltimento illecito è un mercato fiorente perché permette tanti soldi facili con rischi penali bassi. Basti pensare che il conferimento di rifiuti a un termovalorizzatore costa in media anche 280 euro a tonnellata, mentre con il meccanismo illecito si va da 90 a 150 euro. Per questo in molti casi i produttori preferiscono conferire i propri rifiuti ad aziende formalmente munite di autorizzazioni al trattamento, ma che in realtà si muovono in un regime di illegalità. Reperiscono, grazie ad intermediari, capannoni industriali in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e vi stipano senza alcuna autorizzazione i rifiuti, disinteressandosi della salute e dell’incolumità pubblica. Le fiamme risolvono poi ogni problema.
I rifiuti illegalmente smaltiti in Italia sono sia urbani che industriali ed in particolare questi rappresentano la parte più rilevante e potenzialmente più pericolosa. Per quest’ultimi la “rotta” è opposta a quella dei rifiuti urbani: da Nord va verso Sud, non solo d’Italia ma anche il Sud del mondo, Africa in particolare per quanto riguarda computer, telefonini ed altri prodotti elettronici dismessi.
Da sfondo a tutto questo c’è un modello economico che non funziona, che ha creato un “mondo usa e getta” che consuma il pianeta, dove si producono rifiuti in eccesso, spesso difficili da riciclare. Le mafie diventano facilmente la mano operativa di un sistema cancerogeno.
Ogni anno consumiamo 93 miliardi di tonnellate di materie prime, ma solo il 9% sono riutilizzate. Il 62% dei gas serra si genera durante l’estrazione e la lavorazione delle materie prime ed il 38% nella fase di trasporto ed utilizzo dei prodotti. Per mantenere questo stile di vita servirebbero 2 pianeti. Cosa accadrà tra trent’anni quando saremo 9 miliardi e la temperatura globale salirà almeno di un altro grado e mezzo?
Possiamo avere un futuro e crescere solo cambiando modello di sviluppo. L’unico modo per salvare il pianeta si chiama “economia circolare”: prevede il riutilizzo pressoché totale dei materiali, ma oggi solo in pochissimi casi viene sostenuta dalle politiche ambientali dei diversi paesi. Un’economia con un potenziale stimato di 3.000 miliardi di dollari nel mondo, 88 miliardi solo in Italia.
Ma come sempre mancano le norme ed una reale volontà di costruire un futuro diverso.
Ne parlano
Andrea Di Stefano – Direttore della rivista “Valori.it” – che coordina l’incontro,
Antonio Pergolizzi – Ricercatore Curatore del Rapporto Ecomafie di Legambiente – che affronta il tema delle ecomafie ed in specifico del traffico illegale dei rifiuti in Italia,
Cesare Giuzzi – Giornalista del Corriere della Sera – che fa un quadro della situazione in Lombardia per quanto riguarda il coinvolgimento delle mafie nel traffico dei rifiuti,
Gianni De Podestà – ex Ispettore del Corpo Forestale dello Stato – che presenta i metodi investigativi fra storia e attualità.