2019 – L’incontro e lo spettacolo teatrale

Se a parlare è l’Africa: il paradosso di un continente ricco da cui si è costretti ad emigrare

Perchè se ne vengono via dalla loro terra? Un interrogativo che da tempo fa parte del sentire comune quando si parla di Africa e resta senza risposte o approfondimenti.
L’incontro di quest’anno vuole rompere questa superficialità, perché i tempi difficili che stiamo vivendo fanno capire che un tassello importante per sollecitare le coscienze passa anche dall’informazione.
“Rompere il silenzio sull’Africa” è l’appello accorato di Padre Zanotelli che sentiamo di condividere profondamente e che ci è stato da stimolo.

PERCHÈ SE NE VENGONO VIA DALLA LORO TERRA
Di quello che veramente accade in Africa poco si sa perché poco si scrive o si racconta da parte dei mass-media. Ma
se l’esodo da questo continente non ha fine delle ragioni ci devono essere.
Basti pensare alle numerose guerre civili che sono la causa di migliaia di morti e milioni di profughi interni ed esterni: il Sud Sudan e la Somalia ne sono tragici esempi; o alle dure repressioni di regimi dittatoriali ed oppressivi che, come nel caso dell’Eritrea, spingono centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
E non si può dimenticare quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi. Situazioni di sfruttamento alle quali si uniscono morti per epidemie e fughe per fame. Più di trenta milioni di persone a rischio denutrizione, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.
I disperati della storia devono affrontare anche le tragiche conseguenze dei cambiamenti climatici che renderanno, entro la fine del secolo, tre quarti del territorio africano inabitabile spingendo entro il 2050 cinquanta milioni di profughi ad abbandonarlo, trovando la morte nell’attraversata del deserto o nell’inferno dei lager in Libia, un paese dove imperversa uno scontro di tutti contro tutti.

“AIUTIAMOLI A CASA LORO”?
Uno slogan semplice e di facile presa, ma come li stiamo aiutando a casa loro?
Nel silenzio quasi totale anche l’Italia, come tanti altri paesi europei e non, continua a dare il proprio contributo nello sfruttamento di questo continente, distruggendone le enormi potenzialità.

COME?
Vendendo armi pesanti e leggere che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci di cui hanno responsabilità anche molti governi ed èlites africane che vogliono arricchire se stesse lasciando il popolo nella miseria.
Acquistando a prezzi ridicoli terre fertili, il così detto fenomeno del land grabbing, terre che solo in minima parte vengono poi destinate a colture alimentari. Infatti la maggior parte di queste è utilizzata per la produzione, ad esempio, di biocarburanti o monocolture esportate sui mercati internazionali. L’espropriazione delle terre significa la cacciata dei contadini, il loro impoverimento e la conseguente migrazione perché con la terra si acquista tutto: case, villaggi, pascoli, acqua se c’è.
Sfruttando il sottosuolo. Estrazione sfrenata di minerali, petrolio, gas che arricchisce esclusivamente le multinazionali.
Sversando rifiuti tossici che l’Occidente non può smaltire.
Costruendo infrastrutture che servono agli interessi economici dei paesi ricchi. L’enorme diga sul fiume Omo in Etiopia realizzata grazie anche a capitali italiani ne è un esempio. Fornirà acqua a vaste piantagioni commerciali realizzate grazie alla cacciata di centinaia di popolazioni indigene.

Il modo migliore per “aiutarli a casa loro” è di smettere di sfruttare l’Africa, restituendola dopo secoli agli africani, perché diventi finalmente la loro terra.

Sabato 23 febbraio – ore 17
Casa della Memoria
via Confalonieri, 14  Milano

Ingresso libero sino ad esaurimento posti

Partecipano:

  • Raffaele Masto (giornalista di Radio Popolare e della rivista “Africa”)
  • Valentina Milani (reporter freelance, collaboratrice della rivista “Africa”)

Coordina Enrico Casale (giornalista agenzia “Fides”)

Segue Aperitivo

ore 20.30 – Spettacolo teatrale “Oro Blu” con Mohamed Ba, autore ed interprete

ORO BLU È UN VIAGGIO NELLE SCARPE DI CHI SI LASCIA I RICORDI ALLE SPALLE PER UN’ACQUA PROMESSA CHE DIVENTERÀ LA SUA ULTIMA DIMORA.

In Africa subsahariana, la stagiona secca dura 6 mesi, da novembre ad aprile, durante i quali la terra riarsa si spacca e l’acqua si allontana tanto da dover percorrere anche 4 chilometri per trovarla.
Da diritto, l’acqua diventa un bisogno da soddisfare a tutti i costi, anche se lontano da casa.
Hanno lasciato l’Africa la vigilia di Natale alla ricerca di una vita migliore in Europa. Invece, il nastro trasportatore ha condotto il battello di migranti alla deriva sull’oceano atlantico fino all’isola caraibica di Barbados.