2013 – Il dibattito

Mal di non lavoro

La società dell’incertezza e il disagio del vivere

Il titolo dell’incontro di quest’anno è “Mal di non lavoro”. Una serata per ascoltare chi nel mondo del lavoro direttamente vive le conseguenze della devastante crisi economica in corso e riflettere su quanto la perdita o l’incertezza di un posto di lavoro generi, fra l’altro, molta sofferenza psichica. Al di là dei casi più estremi, sono infatti sempre più diffusi sentimenti di frustrazione e rassegnazione tra le persone che perdono il posto di lavoro o si trovano in cassa integrazione.

Aumenta anche in Italia quello che gli esperti hanno battezzato come il “mal di crisi”. Senza prospettive lavorative ci si sente in balia della paura. Disillusione, energie mentali che non ci sono più, ansia e depressione sono dietro l’angolo. Si vive una condizione di sospensione, di spaesamento, di perdita di identità. L’espulsione dal mondo del lavoro può significare anche rottura di relazioni personali. Una situazione che può aprire la strada ad una dolorosa condizione di solitudine che, a volte, la famiglia stessa non è in grado di affrontare. Rotture dei legami famigliari diventano possibili. Il problema ha quindi anche un risvolto sociale: manca una rete che sappia accogliere la solitudine, la sofferenza, che offra spazi di confronto, che renda concreto il supporto psicologico delle difficoltà del vivere.

Anche chi un’occupazione l’ha ma vive la condizione di lavoratore precario, spesso si trova a fare i conti con stress, timore, frustrazioni. La metamorfosi del lavoro che compare e scompare, che viene spezzettato, sottratto alle regole genera insicurezza, perdita di motivazione, difficoltà a programmare il futuro. Un vero e proprio “mal di precariato”.
A fronte di tutto questo, dato per scontato che il cambiamento è legato ad una soluzione della crisi a livello economico,
sono possibili azioni che aiutino almeno sul piano personale?
Per cercare una risposta la Camera del Lavoro di Milano sta lavorando partendo da una modalità persa nel tempo: le pratiche di autoaiuto. Dall’esperienza delle lavoratrici dell’EUTELIA, sono nati gruppi di lavoratori in cassa integrazione o senza lavoro che hanno deciso di parlarsi, di mettere in comune il loro problema, di condividere difficoltà e paure.

In tal modo il cerchio si è spezzato e forse si è messo un argine alla deriva personale, ridando un ruolo, un protagonismo, una forza per tornare a scegliere che molti, travolti dalla crisi, non avevano più. È successo che qualcuno ha provato a dire “parliamone”, diciamoci cosa stiamo vivendo ed ha trovato ascolto e condivisione.

Che è già tanto.

 

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